Disinfestazione calabroni

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Calabrone da disinfestare

Per la disinfestazione e l’eliminazione dei calabroni si rende necessario individuare il loro nido.

Il nido della Vespa crabro viene realizzato masticando piccole quantità di corteccia impastata con la saliva, può facilmente superare i 50 cm  di altezza ed è composto da più favi (4÷8) sovrapposti orizontalmente che possono contenere centinaia di cellette ciscuno. I favi sono attaccati tra di loro attraverso un peduncolo e infine avvolti da un fine involucro di pasta di legno. Il nido è posto di solito nelle cavità di grossi tronchi , dentro i sottotetti, le sottogrondaie, i cassonetti delle tapparelle, i cornicioni, i comignoli dei camini e cavità nel terreno.

I calabroni reagiscono pungendo l’ uomo se provocati. Se ci avviciniamo troppo al nido si sentono minacciati e di conseguenza ci attaccano. Essendo insetti eusociali lo fanno per proteggere la colonia e la regina. La loro puntura inocula nel corpo dell’uomo una quantità superiore di veleno rispetto alle vespe, quindi sono più pericolosi.

Come eliminare un nido di calabroni?

Per la disinfestazione e l'eliminazione dei calabroni (Vespe crabro) adottiamo misure precauzionali adeguate al tipo di problematica che si riscontra nell’ aerea infestata. Individuato il nido si procede con l'asportazione meccanica dello stesso.

Vi sconsigliamo vivamente il fai da te per l’eliminazione di un nido calabroni, a meno che non si hanno le dovute conoscenze  e le necessarie attrezzature di protezione personale.

Caratteristiche del calabrone

I calabroni  (Vespa crabro) fanno parte della famiglia dei vespidae, sono insetti carnivori allo stadio larvale, gli adulti sono attratti dalle sostanze zuccherine di sui si nutrono. Si differenziano dalle vespe comuni per alcune caratteristiche del corpo allungato e visibilmente più grande: la Vespa crabro infatti è tra le più grandi dell’ ordine degli imenotteri europei la regina raggiunge i 3,5 centimetri di lunghezza mentre le operaie e i maschi non superano i 2,5 centimetri.

E’ dotato di un pungiglione  lungo 4 millimetri circa, pertanto anche la tuta da apicoltore risulta insufficiente come protezione. La puntura di un calabrone può provocare lo shock anafilattico su persone particolarmente sensibili con conseguenze letali.

Il nido dei calabroni

I calabroni (Vespa crabro) costruiscono il loro nido in luoghi riparati, le sue dimore preferite sono: i sottotetti, i cassonetti delle tapparelle, i tronchi cavi degli alberi e i comignoli.

La regina di calabrone, notevolmente più grande delle operaie, si dedica esclusivamente alla riproduzione essendo l’unica componente del nido in grado di deporre le uova. Le operaie vanno alla ricerca del cibo necessario alla nutrizione della prole ed all’ampliamento del nido.

Il calabrone è aggressivo?

Nonostante l’aspetto minaccioso, i calabroni  attaccano solo se minacciati.

Vi consigliamo di non avvicinarsi al loro nido, i calabroni sono dotati  di un pungiglione lungo  4 mm circa e sono in grado di pungere piu volte.

A differenza delle api, quindi, possono iniettare un’elevata quantità di veleno.

La puntura del calabrone è molto dolorosa e può provocare shock anafilattico. Una curiosità: il maschio di calabrone è innocuo essendo privo di pungiglione.

Il ciclo biologico del calabrone

Le regine fecondate svernano nascoste in posti riparati rallentando il loro metabolismo, durante questa fase producono anche una sostanza chimica che ha la funzione di proteggerle dal freddo agendo da “antigelo”. In primavera la regina si sveglia dal letargo invernale ed inizia la ricerca di un luogo sicuro adatto alla costruzione del nido che puo essere sospeso o realizzato in cavità naturali.

La regina svernante realizza il nido posizionando l’apertura delle celle rivolte verso il basso, utilizza come meteriale da costruzione la corteccia degli alberi impastandola con la sua saliva.

Allo stadio primordiale il nido è composto da poche celle ed è la regina a prendersene cura. Deposita le sue uova introducendo l’addome al loro interno e dopo la schiusa la regina alleva le larve nutrendole inizialmente con nettare poi con sostanze ricche di proteine necessarie alla loro crescita. Dopo circa nove giorni la larva si trasforma in ninfa, passate altre due settimane dalla cella uscirà un’operaia sterile che unita alle altre collaborerà all’ ampliamento del nido e alla ricerca del cibo per nutrire le larve.

La regina a questo punto si dedicherà esclusivamente alla deposizione delle uova.

A fine stagione dalle uova deposte usciranno le future regine e i maschi, con l’arrivo dei primi freddi le regine e i maschi si accoppiano.

Siamo alla fine del ciclo biologico stagionale, le operaie e i maschi moriranno insieme alla vecchia regina, sopravviveranno solo le regine fecondate che passato l’inverno riprenderanno il loro ciclo biologico la prossima primavera.

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