La derattizzazione è l’eliminazione o l’allontanamento di ratti e topi e il contenimento del loro proliferare.
I ratti e i topi sono animali parassiti sinantropici presenti ovunque ci sia l’insediamento dell’uomo.
Ne distinguiamo tre specie: i ratti bruni, che vivono principalmente nel sottosuolo, nelle fondamenta delle case, nei canali e nelle fogne; i ratti comuni che frequentano magazzini, mansarde, solai, sottotetti e alberi; i topolini domestici che preferiscono le case all’interno dei muri, mobili e tappezzerie.
I ratti e i topi arrecano danni in ogni luogo dove soggiornano per questo occorre intervenire con la derattizzazione in modo tempestivo alle prime avvisaglie di infestazione, che si manifestano attraverso la presenza di escrementi, rosicchiamenti di derrate alimentari e di suppellettili da qui si capisce che l’infestazione è in corso.
Questi roditori sono formidabili vettori di malattie, tra quelle piu importanti vi è il tifo murino, diffuso dagli acari e dalle zecche dei ratti; la leptospirosi, dai batteri presenti nel sangue e nelle urine dei ratti; ed inoltre, sono portatori di microrganismi del tifo, della dissenteria e della rabbia.
I ratti e i topi hanno un ciclo riproduttivo molto breve, basti pensare che i ratti partoriscono mediamente nell’arco di un anno circa ogni due mesi arrivando fino a 15 piccoli a nidiata.
I ratti vivono naturalmente circa 2 anni ma possono raggiungere, in alcuni casi, anche i 4 anni di vita. I topi, invece, partoriscono nell’arco di un anno anche 15 volte dai 3 ai 14 piccoli per volta e vivono quasi 2 anni.
Questo loro continuo proliferare richiede la necessità di intervenire costantemente sul controllo riproduttivo.
Non percorrono grandi distante per cercare il cibo, di solito mantengono un raggio di percorrenza che varia dai 30 ai 50 metri, mentre i topi dai 3 ai 10 metri.
Per l’esecuzione della derattizzazione ecologica attuiamo un piano di azione basato sui monitoraggi costanti e mirati orientando la tipologia di intervento sulla lotta ecologica ecocompatibile mediante trappole a cattura multipla come la Ekomille, questa trappola può contenere oltre 25 ratti.
Inoltre si avvale, dove ne possibile l’utilizzo, di apparecchiature elettroniche ad ultrasuoni ottenendo l’allontanamento dei ratti e topi.
Le esche utilizzate per la derattizzazione sono conformi alle vigenti leggi e utilizzate nel rispetto delle normative che le regolano.
La lotta Biologica non è praticamente percorribile. I veri predatori dei ratti e dei topi sono le specie che hanno abitudini simili, cioè attività notturna come il Gufo o il Barbagianni, animali splendidi ma purtroppo rari e che male si adattano ad ambienti urbanizzati. Cani e gatti hanno ormai “perso” la loro aggressività istintiva.
La lotta Chimica si basa sull’uso di esche alimentari addizionate con molecole attive così da renderle tossiche per i ratti o per i topi.
L’impiego di prodotti ratticidi ad azione anticoagulante è attualmente il più diffuso per la maggiore efficacia e la minore pericolosità per le specie non target che viene attribuita ai rodenticidi ad azione anticoagulante; questi composti alterano la normale coagulabilità del sangue essendo un’antagonista della vitamina K, provocando gravi emorragie interne.
Le intossicazioni accidentali sono prontamente risolte con terapia a base di trasfusioni di sangue o plasma e assunzione di vitamina K. Tuttavia è ovvio che la manipolazione richiede sempre precauzioni perché comunque permangono rischi d’intossicazione.
Per questi motivi l’intervento di derattizzazione deve essere svolto da personale specializzato, in condizioni di massima sicurezza contrariamente a quanto spesso ritenuto, i roditori preferiscono cibo fresco ed appetibile, per cui le esche devono essere fresche, cioè di formulazione recente e possibilmente aromatizzate per aumentarne l’appetibilità.
Per dare alle persone un segnale di pericolo, l’esca viene colorata in blu o rosso con prodotti che non ne alterino l’aroma, inoltre viene usato il Denatonium benzoato (bitrex) sostanza molto amara che rende inappetibile l’esca ai bambini e agli animali domestici.
Gli interventi di derattizzazione devono basarsi sulle conclusioni del monitoraggio dei roditori. Nessun programma di controllo, sia in condizioni ordinarie che straordinarie, può avere successo senza la cooperazione delle persone residenti nell’area interessata.
Tali programmi devono incorporare costantemente l’educazione sanitaria e basarsi sempre sulla sanificazione ambientale, con informazione al cittadino.
Ratti e topi sono da ritenersi responsabili della diffusione di molte malattie che trasmettono direttamente all’uomo e agli animali domestici, con il morso o contaminando i cibi con urine, feci o peli, oppure indirettamente attraverso i parassiti che albergano nel loro mantello. La peste, la febbre da morso, la leptospirosi o “malattia di Weil”, la salmonellosi, il tifo murino o tifo endemico sono le malattie che possono colpire, quindi.
Le tre specie più diffuse nel nostro territorio sono: il Rattus norvegicus, il Rattus rattus e il Mus musculus.
Facciamo riferimento in particolare al Rattus norvegicus, detto anche ratto bruno, pantegana o ratto di fogna, perché rappresenta oggi l’antagonista più pericoloso, date le sue abitudini e la sua stretta convivenza con l’uomo.
Le altre specie vengono prese in esame sostanzialmente per sottolinearne le differenze. Questo perché é di estrema importanza un’esatta individuazione della specie presente in un territorio, onde poter impostare corrette metodiche di lotta e controllo dell’infestazione.
Il ratto delle fogne trova il suo hábitat preferito nelle zone urbane e di periferia, rifugiandosi nei terrapieni, negli ammassi di rifiuti, tra le macerie, nelle aiuole dei giardini, nei magazzini e soprattutto nei pressi delle strutture fognarie. In alcuni casi può occupare anche gli interstizi delle stesse pareti di casa o dei pavimenti.
Il Rattus norvegicus ha la livrea di colore grigio/bruno rossiccio con sfumature tendenti al rossastro; il ventre è di colore grigio chiaro. E’ di conformazione forte e robusta e può superare il peso di 500 grammi. Ha orecchie piccole e occhi estremamente vispi e particolarmente piccoli. La coda, tozza è bicolore, e caratterizzata da evidenti anelli, in numero variabile è sempre ricoperta da squame e presenta scarsa peluria. La sua lunghezza non supera mai quella del tratto testa-tronco.
Il Rattus rattus, o ratto nero o ratto dei tetti, è semiarboricolo: le caratteristiche stesse dei polpastrelli ne esaltano le capacità di arrampicamento, nidifica sugli alberi, nelle zone urbanizzate si rifugia sui tetti e nei solai.
ha la livrea di colore nero o bruno/grigio tendente al nero nella zona dorsale e sui fianchi, mentre è di colore grigio o grigio scuro nella regione ventrale. Di dimensioni inferiori al norvegicus, il suo peso medio varia da 100 a 300 grammi, é di forma più snella e slanciata. Occhi ed orecchie sono molto più grandi rispetto al norvegicus e la coda, monocolore con anelli poco evidenti, è affusolata e supera sempre in lunghezza il tratto testa tronco. I polpastrelli della zampa sono provvisti di squame che aumentano il grado di presa delle zampe stesse; il norvegicus, ottimo scavatore, non presenta questi elementi addizionali.
Il Mus musculus, è il topolino delle case, nidifica prevalentemente nel terreno ma, quando ne ha la possibilità non disdegna l’interno delle abitazioni, rifugiandosi nei minimi interstizi.
il cui rappresentante più noto è sicuramente il Mus musculus, il comune topo delle case o di campagna.E’ il più piccolo dei roditori domestici, caratterizzato da un mantello grigio scuro sul dorso e più chiaro in posizione ventrale. E’ di piccole dimensioni: generalmente il peso non supera i 25 grammi.
La caratteristica rilevante di entrambi i Generi Rattus e Mus è rappresentata dai denti incisivi molto arcuati e sporgenti dal labbro, in particolare quelli superiori. Questi denti sono privi di radici, e in continua crescita, nell’arco di un anno possono raggiungere una lunghezza di 10-15 cm., dimensione che, se non limitata, potrebbe impedire all’animale l’essenziale pratica masticatoria.
La giusta dimensione viene mantenuta dalla continua usura operata dall’animale attraverso il rosicchiamento; questa pratica, associata alla diversa consistenza della parte anteriore e posteriore (priva di smalto), fa sì che il dente assuma la caratteristica forma a “scalpello”. Questa configurazione lo rende particolarmente adatto alla presa e al taglio.
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